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18 Marzo 2019

Il buon calore è rinnovabile.

Fonte: AIEL, Associazione Italiana Energie Agroforestali

L’utilizzo della biomassa legnosa come combustibile comporta una serie di benefici economici ed ambientali, che coinvolgono la tutela del territorio, la gestione del patrimonio agroforestale e la produzione di energia rinnovabile a filiera corta. E quel che è più importante, è che tali benefici ricadono direttamente sulla collettività locale. 

L’energia dal legno è sostenibile.

Il principio di fondo, conosciuto da secoli dall’uomo, è che l’utilizzo a lungo termine delle foreste è garantito se il volume del legno tagliato non supera quello del legno in accrescimento. Per questo la biomassa legnosa utilizzata come combustibile deve provenire da foreste gestite con programmazione e lungimiranza, con l’obiettivo di mantenere sempre positiva la bilancia tra CO2 prodotta e CO2 assorbita.

Il legno ha molte funzioni e può essere utilizzato in vari modi:

  • La parte più pregiata senza nodi è destinata alle segherie;
  • Le porzioni di tronco di qualità inferiore sono desinate alla produzione del pannello o della carta;
  • o in alternativa, insieme agli scarti, alla produzione di cippato, pellet e legna da ardere.

Ogni passaggio della filiera implica la produzione di scarti che diventano una preziosa fonte energetica, ad esempio per alimentare caldaie a biomassa.

La gestione forestale a scopo produttivo fa bene all’economia, crea posti di lavoro e produce benefici ambientali. Alla base di tutto questo c’è la gestione sostenibile dei forestali e delle imprese boschive. Questo principio di sostenibilità assicura una vita infinita alla foreste. Inoltre non bisogna dimenticare che una foresta gestita tutela il territorio dalla formazione di frane e valanghe, è una risorsa turistico-ricreativa e l’habitat naturale per numerose specie di fauna e flora.
 

Le foreste gestite contribuiscono alla salvaguardia del clima.

L‘uso sostenibile delle foreste è un fattore essenziale nella lotta al cambiamento climatico. Come tutte le piante verdi, gli alberi assorbono anidride carbonica e la immagazzinano nel legno sotto forma di carbonio ed energia solare. Un metro cubo di legno immagazzina il carbonio di circa 1 tonnellata di CO2 ed energia solare sufficiente a bollire 15.000 litri d’acqua. E per quanto riguarda l’ossigeno, gli alberi lo liberano nuovamente in atmosfera. Questo processo si chiama fotosintesi. Poi, quando il legno si decompone per cause naturali o è usato come biocombustibile per il riscaldamento, il carbonio e l’ossigeno si combinano per formare nuovamente anidride carbonica, nella stessa quantità di quella assorbita dagli alberi durante l’accrescimento. E il ciclo è completo.

Con i combustibili fossili, invece, la situazione è ben diversa: il carbonio contenuto in petrolio, gas naturale o carbone proviene dalle profondità della crosta terrestre, è trasportato su lunghe distanze e viene bruciato, rilasciando così CO2 in atmosfera che non viene più compensata. Questo processo è la principale causa del riscaldamento globale.
 

Scaldarsi con il legno da valore al territorio.

Il legno, usato per il riscaldamento domestico in sostituzione dei combustibili d’importazione, porta benefici economici, aumento dei posti di lavoro e una significativa diminuzione delle emissioni di CO2 in atmosfera. AIEL  lo dimostra con l’esempio molto significativo di Hartberg, cittadina austriaca in Stiria. Qui la popolazione si riscalda per il 53% delle abitazioni con combustibili fossili e per il 47% delle abitazioni con la biomassa legnosa prodotta in loco. Questo permette di confrontare l’impatto socio-economico ed ambientale delle due differenti fonti energetiche:

  • il settore del riscaldamento a biomassa legnosa dà lavoro a 31 persone, quello del riscaldamento a fonti fossili solo a 4;
  • ogni anno i cittadini di Hartberg spendono 7 milioni di euro per riscaldarsi con le fonti fossili e 1 milione di euro per riscaldarsi con il legno;
  • ogni anno sono emesse 31.100 tonnellate di CO2 dai sistemi di riscaldamento a gasolio e metano e solo 800 tonnellate di CO2 provengono dai sistemi di riscaldamento a legna, cippato e pellet.

Se, per ipotesi, Hartberg si riscaldasse solo con combustibili fossili resterebbero 9 posti di lavoro, il costo per l’acquisto dell’energia salirebbe a 15 milioni di euro e le emissioni di CO2 crescerebbero a 58.500 tonnellate all’anno. Invece, se Hartberg si riscaldasse solo con biomassa legnosa, il numero di posti di lavoro aumenterebbe a 61, i costi si ridurrebbero a 1,6 milioni di euro, e le emissioni di CO2 sarebbero pari a 1.600 tonnellate per anno.

 

 

Fonte: Paradigma Italia

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